Tinte fredde

Una canzone invita a ballare ironicamente in Puglia, dal suo nord al suo sud, regione anche di vulcani e non soltanto di praterie di terra e di mare. Perché non è il Salento, né lu sule o lu mare e nemmeno lu ientu.

Da nord a sud la Puglia è la coperta di una settimana con disegni di un nuovo colore, il freddo. Tonalità di rado così forte e che stringe le tinte originarie di Brindisi.

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Per gli adulti è l’avvento in cui credere, attendendone l’arrivo, come Babbo Natale per i bambini di Mottola.

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La batteria dell’attesa è carica di ansia, e come ogni sorpresa c’è chi poi manifesta soddisfazione, chi delusione e chi spera per le notti a venire dormendo col cielo a vista.

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E’ un calice di bianco raffreddato dal mare d’inverno, che ad ogni sorso punge e segna con aghi d’abete a Porto Cesareo.

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E’ la prima grande nevicata social regionale, di tutti e con tanti senza bussola dispersi sulle piattaforme, dove i porti si confondono, e Gallipoli, al posto di Bari, è capoluogo di regione, per la durata indefinita di un post, prestigio del nostro tempo, da far impallidire, per poco, Brindisi capitale d’Italia. Bovino è la copertina del racconto delle foglie resilienti.

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Della vita capace di sorprendersi senza farsi sopraffare dall’eccezionale.

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Come Arione, l’amorino di Carovigno, sul dorso del suo delfino.

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(Grazie a Gabriella Aurelia Muia per la foto di Porto Cesareo, a Luigi Scapicchio per la foto di Bovino)

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