
- On Dicembre 21, 2021
- In Carovigno Giurdignano Laterza
- Tags Tag:Bellofatto, Bellofatto il libro, Bellofatto tour
Natività
«Tirate fuori l’adrenalina?» chiedo in quella porzione di mattino con la luce simile alla mia confusione. «La trenalina?»
domanda al collega il tecnico più anziano e alto quanto un menhir, entrambi dell’Acquedotto in azione proprio dove il paese raggiunge la massima altitudine. «Abbiamo azionato la valvola di scarico per lo sfiato, ci sono state diverse segnalazioni con cui si lamentava la poca pressione dell’acqua», spiega il più giovane, incerto che l’informazione mi sia giunta. Nell’istante in cui don Nino recita nella cattedrale l’amen della lode del mattino, la trenalina mi rimanda a Giurdignano. Poco prima di entrare nel municipio salentino per presentare alla mia collega il protocollo BorghiSia, un monolite dalla postura elegante simile a un inchino, in attesa nel proprio giardino, mi domanda: «U contatore dell’acqua a vidire?»…
… Il mattino punge come l’ape sul volto di Philomena affacciata in preghiera dal suo belvedere, semmai ci fosse una Seta in ascolto. Inspira, sente nel suo ventre, guarda l’acqua che scorre giù nella gravina, vorrebbe poter vedere anche il suo amore. «Lo vedi?». È la voce di una donna avvicinatasi con la pancia piena di soddisfazione. «No, non riesco», con la mano sul grembo Philomena accentua la profondità dello sguardo e riconosce in quella donna la Seta di cui tocca subito il grembo.
«È anche fratello tuo e di Mangiamaccheroni, e di tutti i bambini di via Ruota Proietti», dice la Seta della passione e sempre meno madonna, mentre intreccia la sua mano a quella della ceramista. Con l’altra mano Philomena gioca le piccole sfere nella tasca del soprabito fin quando le dita non distinguono e trasmettono al cervello la loro identità. I chicchi di melagrana spingono le due mani da un grembo all’altro, le donne hanno un sussulto, si accorgono che al collo del feto di Philomena si è attorcigliato il cordone ombelicale. Già mamma capisce subito che è tempo di sciogliere i nodi. Abbandona i tronchi centenari dietro cui ha nascosto l’anima, perché adesso deve proteggere l’amore. Attraversa il tortuoso altopiano delle Murge segnato dalle lucciole del bosco di Sant’Antuono, complici dall’altro ieri delle fucilate della Guardia Nazionale i cui colpi la raggiungono sulla strada che la portano da me. «Sarei la figlia di Francesco Perrone, non ho mai saputo chi fosse mia madre, sono stata adottata da una coppia di nonni in via Ruota Proietti, “Sei il frutto dei peccati di tuo padre”, mi raccontavano, forse di uno commesso con Lucia Cesaria fucilata perché brigantessa e infine denudata e appesa a un capestro in piazza in segno di condanna per il comportamento di genere, non ho visto il volto della donna che faceva l’amore con mio padre nella gravina»…
… Le doglie provocano uno sciame sismico il cui raggio tocca tutte le stelle dell’universo. Lo stress lacera le coscienze più che gli immobili, tuttavia scendiamo in strada tra tanti, anzi ci sono tutti. Il punto di aggregazione più vicino è appena fuori la Porta Nova. Abbraccio don Nino con la passione del Boss.
«Ho riflettuto sulle regole della chiesa, ho pensato a Dio come parte della bellezza di un figlio, all’amore che suscita e all’amicizia che rafforza. Hai ragione Francesco, la chiesa cieca è una casa debole, quella visionaria apre le porte per la celebrazione dei sacramenti anche a chi è diversamente lontano da Dio». Si confessa don Pop sorvegliato alle spalle da Angelino. Questi è conosciuto come Nonno Lino e prima di pensionarsi ha fatto l’ausiliario del traffico per facilitare l’attraversamento dei bambini dalle mani dei genitori a quelle della scuola, adesso è un freelance nel senso più letterale dell’anglicismo. Ci ha seguito con discrezione in Piazzetta Tenente De Vita dove si sono radunati altri carovignesi convinti si tratti di guerre stellari e di avere un rifugio sotto i piedi. «Accompagnatemi in Corte Giotto, c’è spazio abbastanza da poter disegnare il nuovo cerchio della vita», è il suo invito piovuto come una lancia dal cielo mentre se ne fuma una più piccola. Dal presepe sulle mura della torre di Santa Sabina alla collina di Catanzani transuma il gregge di Leonardo. Il pastore è un iLander sviluppato per i paesi del basso Mediterraneo, gli anni e le stagioni gli fanno un baffo prima della barbetta. Indossa coppola e scarponi, mazza e cargo. Il suo dialetto sa d’italiano all’ascolto, stratagemma radicato su tutti i percorsi anche se pensato per darsi un tono lungo il tratto urbano della transumanza che lambisce il Parco delle Colonne prima di deviare verso la contrada. Ma con la scossa impazzano le pecore le quali nella stretta dei cani si scavalcano sulla salita di via Delle Rimembranze, ascesa che Leonardo non dimenticherà.
Dalla Porta Nova sino a Corte Piemonte c’è un altro gregge, quello che si dice del Signore. Fuori dalle coscienze i segni del caos sono sull’unica stella di pietra locale presente nel sistema solare. Di solito banchettano convitati che chiedono cose fatte ad arte ai propri fantasmi che rispondono muti. Stavolta la rosa è visibile a occhio nudo da tutto l’Occidente, brilla più del Sole e brucia come una supernova allineata con l’asse su cui ruota la Terra. Il pianeta si fa quartiere e cento galassie si fanno strette nel pozzetto della barca clandestina approdata in Corte Giotto per il parto di Philomena. Galleggiano le paure e le promesse degli spettatori. Il primo bagnetto è nel lavandino, poi l’incubatrice in cui può entrarci anche la mia mano al cui indice si afferra l’amore che non potrebbe vedermi, però i suoi occhi sono sull’asse dei miei. Gesù figlio è la parte divina dentro di noi e quando perdiamo la compassione perdiamo la nostra umanità. Finanche la chiesa sa esserne capace quando allontana chi, attraverso l’idea del figlio, si avvicina alla casa di Dio anche per un solo giorno. Meno di un giorno impiegano Gaspare, Melchiorre e Baldassarre per raggiungere la corte dove hanno portato incenso e mirra per fermare il collasso della stella, mentre qualcuno si domanda ancora che fine abbia fatto l’oro…
Bellofatto è in libreria, negli store online, dalla home e su www.lesflaneursedizioni.it/product/bellofatto/