- On Febbraio 21, 2018
- In Casarano
- Tags Tag:Casaranello, Casarano, Santa Maria della Croce, Theotòkos
Casarano novum
Di Cesare han detto abbia tante risorse, che può far tutto, che ogni cosa che lui tocca diventa bella. Lungi dal pensare di possedere virtù straordinarie.
Si serve del ricordo di questi detti per mantenere stoicamente viva la consapevolezza di sé sull’altalena a Casarano. Un esteta attento alla sostanza, perciò piaciuto ai creatori di scarpe, bravi anch’essi nel leggere le sue tracce da supinatore aperte al mondo esterno. Carico abbastanza di voglia di riscatto di questa porzione di sud, è aiutato dai modi eleganti e accattivanti che ben si accompagnano all’aspetto già piacevole. I suoi passi d’inverno sono apparentemente stretti dai lacci, di questi nella scatola ce n’è un ulteriore paio d’altro colore che usa a seconda dell’abbigliamento. A sera, il suono dei tacchi sui marciapiedi detta ogni volta il ritmo alla musica che ha nell’anima, sino al raggiungimento della porta di casa. Un infisso, forse d’ulivo, sempre più spesso, di recente, accentua la vena nostalgica per un mondo che cresce e perde man mano la mano di qualcuno. Un gran calcio al pallone ha messo in fuorigioco l’intera squadra. Un giro di chiave e di nuovo a casa, una specie di cassa armonica in cui ogni orchestrale è al suo posto, tranne un’anta del guardaroba dimenticata aperta al mattino. Toglie qui la scarpa destra, osserva insolitamente il piede che chiede di rientrarci, ciò avviene con dolcezza, senza l’eccitazione del mattino. Una volta dentro, lo sguardo calmo, caldo, in pace, come quando dentro il piacere, cede al piano più basso della scarpiera dove c’è un paio di scarpe da donna. L’odore è fresco di cuoio, stanno qui da tanto. Gli istanti d’estasi negli occhi portano questi nello spazio ristretto tra la scarpiera e il muro, occupato da una tela arrotolata. E’ di una carta preziosa, con filigrana, c’è la riproduzione di una Theotòkos il cui dipinto originale è qui, nella chiesa di Santa Maria della Croce. La firma in calce alla tela è quella di chi ha trattenuto a lungo i piedi in quelle scarpe. Domande, rimpianti, il presente, mentre con atea osservazione Cesare penetra nella tela avvicinando il tempo dei suoi ricordi, avvicinandosi a Casaranello. Questa è la casa più intima, dove l’icona bizantina segna il punto di partenza e indica uno dei nuovi e sconosciuti traguardi per la città nuova. Mentre una parte di Cesare gira e cerca tra altre immagini sotto le navate, l’altra si muove davanti a quel volto severo entrando e uscendo dai suoi occhi grandi e capienti. Un transito diventato vorticoso, una chinetosi mai avvertita, neanche in aereo, finché sembra passi lei, esce forse dalla sacrestia se non dalla colonna, con i capelli lunghi e mossi. Gli occhi grandi e scuri seguono sotto l’alta fronte vogliosi di aria fresca e di trasgressione, il naso lungo sente finalmente il petrichor e lasciata la soglia più sacra a passi nudi e leggeri fa lo stesso percorso di Cesare, ma stradale e a ritroso verso casa. La sintesi del vissuto di Cesare ripercorre di questi tutti i passi fino ad entrare nella tela col cuore di città che adesso batte a vista in soggiorno. A terra ci sono le scarpe di Cesare che si allontana scalzo, rinfrancato e pronto per seguire un nuovo percorso.