- On Febbraio 1, 2018
- In Casarano
- Tags Tag:Casaranello, Casarano, Santa Maria della Croce, Theotòkos
Casaranello è Casa tua
Entri dopo un giro di chiave per trovare la madre della tua bellezza. Ti guardi attorno e cammini lungo il perimetro delle navate come se in un corridoio stretto.
Dopo la prima ricognizione ripeti il percorso con disordine, costringendo gli occhi a vedere le estremità più lontane e diverse. Guardi inconsapevolmente l’obiettivo per cui sei qui, non ti piace e lo scarti, è già dentro te, lo rimuovi. Come han fatto questi occhi enormi ad infilarsi nella tua pancia! E queste labbra strette e cattive, violacee come quando in carenza d’ossigeno! A differenza delle pance di Casaranello nella tua non c’è mai stato niente di sacro! Il tuo ventre è la memoria già piena della macchina fotografica indigesta ad un’altra foto una. Però, il peso premonitore di un pentimento inizia qui ad accompagnarti, qui a Santa Maria della Croce, a Casarano. Il tuo pensiero fluttua su piattaforme complesse, è nell’aria in libertà di questa chiesa armonica il cui mantice, quando si chiude, soffia le scelte del tuo viaggio sentimentale lungo trent’anni. Hai suonato il campanello del laboratorio di cartapesta con pochi minuti di ritardo, voluto. Leggevo la mia posta e son venuta ad aprirti, non solo la porta. Fosse stato per te non ne saresti più uscito, più che ascoltarmi ti domandavi se io ti piacessi, se fossi bella o no, o se a spaventarti fosse il ricordo dei miei occhi, in un istante dentro i tuoi più piccoli. Al posto degli occhi nella tua pancia c’era agitazione. Mi hai pensata immediatamente tante volte per poco tempo e mi hai tenuta in un posto nascosto, uno di quei posti in cui chiudi te stesso. In un anfratto della giovinezza mi hai detto di amarmi, sono stata la tua prima scoperta con qualcosa di sacro in grembo ma non eterno. Sono stata su di te la notte scorsa mentre dormivi, nello spazio e nel tempo a cui mi hai relegata e che ti sei regalato. Ho respirato il tuo odore e ho pianto a lungo per te, ho sentito ogni tuo rumore e ancor di più ho pianto di te. Adesso scorrono gocce di gioia invisibili di cui senti il flusso sulle mie labbra, aperte come il mantice inspirano note d’aria dolce, perché stanche di sorridere di nascosto.